Una sola Camera e scelta dagli elettori

Dicembre 30, 2024

L’assetto delle istituzioni repubblicane è in tutta evidenza inadeguato ad una democrazia decidente del 21esimo secolo.

Soprattutto ad una democrazia che deve affrontare la sfida mortale delle autocrazie e il rischio che i sistemi illiberali con “l’uomo forte al comando” possano sembrare più efficaci e attrattivi.

 

I tentativi di riforma delle istituzioni condotte negli ultimi decenni si sono sempre arenati perché hanno cercato, non senza ragione, di portare avanti disegni organici di cambiamento del nostro assetto. Ma evidentemente è ora di prendere atto che Grandi Riforme difficilmente riescono a sottrarsi al gioco della contrapposizione di parte. Che, per sua natura, è incompatibile con riforme istituzionali che devono essere il più possibile condivise dalle forze politiche.

Allora abbiamo deciso di concentrarci sull’anomalia più macroscopica che contraddistingue il nostro sistema istituzionale: il fatto di essere l’unica democrazia parlamentare al mondo con due rami del parlamento che hanno le stesse identiche funzioni.

La situazione è ben oltre il paradosso. I provvedimenti normativi – compreso quello più importante, la Legge di Bilancio – vengono esaminati di fatto solo da un ramo del Parlamento, mentre l’altro si limita a ratificarlo senza poterlo modificare e spesso senza neanche avere il tempo di leggerlo. Questo crea un’evidente anomalia: i parlamentari italiani sono pagati per poter esaminare e modificare il 100% delle leggi che si approvano, non solo – a turno – il 50%.

Questa situazione rende il Parlamento debole e poco incisivo, contribuendo a sua volta ad accentuare la disfunzione istituzionale per cui è nei fatti il Governo a legiferare, e non il Parlamento. E vi sono poi anche aspetti quasi comici.

Quando il Presidente del Consiglio, alla vigilia di ogni Consiglio Europeo, va in Parlamento per discutere le tematiche all’ordine del giorno della riunione UE, nel giro di 24 ore fa lo stesso dibattito due volte: una alla Camera, e una al Senato. Ripetendo lo stesso discorso e, quasi sempre, facendo la stessa identica discussione. Ma che senso ha?

E allora ecco la nostra proposta: riunire la Camera dei Deputati (400 membri) e il Senato della Repubblica (200 membri) in un’unica Assemblea Nazionale di 600 membri.

In questo semplicissimo modo:

  • si eliminerebbero tutte le storture del bicameralismo paritario,
  • si velocizzerebbe l’iter legislativo di approvazione dei provvedimenti,
  • si eliminerebbero molti tempi morti e completamente inutili,
  • si migliorerebbe la rappresentatività territoriale,
  • e, soprattutto, si renderebbe il Parlamento più forte, funzionale e autorevole.

In più, abbiamo un’altra proposta: che i 600 membri dell’Assemblea Nazionale siano chiaramente indicati dagli elettori. Che sia con le preferenze (in un sistema elettorale proporzionale), o con i candidati di collegio (in un sistema maggioritario a doppio turno), lo decideranno le forze politiche all’interno di un accordo politico il più ampio possibile, come deve essere quello sulle “regole del gioco”. Ma la cosa importante, che avverrebbe con entrambi i sistemi elettorali proposti, è che i cittadini tornino a scegliere il proprio parlamentare.

Andrea Cecchi

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